venerdì 12 febbraio 2016

Recensione Beauty and the Cyborg di Miriam Ciraolo

"Beauty and the Cyborg" è il romanzo di una giovane scrittrice, Miriam Ciraolo. Miriam, che ho avuto modo di conoscere e con la quale di tanto in tanto intrattengo piacevoli conversazioni. Quando ci siamo parlate per la prima volta, sono stata onorata nell'aver ottenuto la possibilità di recensirle il suo libro: la sua semplicità, unita ad una smodata gentilezza e ad una disponibilità infinita, sono state il suo biglietto da visita. Già sapevo, ancor prima di leggere il suo libro, di trovarmi di fronte ad un'autrice che sapeva il fatto suo: una giovane promessa nel panorama del fantasy italiano. Le mie aspettative non erano infatti mal riposte. Sarò sincera nell'ammettere di non essere mai stata troppo affascinata dalla fiaba classica de La Bella e la Bestia; quel romanticismo smodato, un po' come quello di tutte le principesse, non mi ha mai convinto. Beauty and the Cyborg è invece un retelling originale e per nulla scontato, un romanzo che potrebbe essere tranquillamente accostato a tanti altri e che si distinguerebbe senza problemi per le sue caratteristiche innovative, sia nella trama che nello stile. La protagonista di questo primo libro che andrà a comporre una saga, è Bellatrice Sparks, un'adolescente risoluta e coraggiosa, disposta a mettere a repentaglio la sua vita per salvare quella della sua famiglia. In seguito ad una guerra, definita da tutti "Nuova Notte", i cittadini dei regni intorno ad Elettra, la capitale, sono costretti a vivere senza elettricità. L'unica soluzione per il Nido di spine, il regno di Bellatrice, è quella di sottostare al volere del trono per preservarsi ed evitare morte certa. Dopo il conflitto, l'intero regno è stato infatti popolato dai cyborg, queste creature dotate di parti robotiche e di laser in grado di uccidere diversi innocenti. All'inizio del romanzo, Bellatrice è costretta a fuggire dalla sua casa per evitare di essere scovata e successivamente fatta fuori: ogni tentativo di ristabilire la corrente deve infatti essere punito con la prima pena capitale e l'atto di accendere una torcia l'ha portata ad essere una ricercata. Fuggendo da alcuni cyborg, inavvertitamente finisce su un treno diretto ad Elettra, la città di Luce, dove viene fatta schiava e portata al cospetto della principessa Lulabelle. Da qui passerà una selezione e verrà successivamente trasferita al castello e poi, dopo uno spiacevole inconveniente con Aston, il Primogenito, all'Ala Ovest, dove leggende narrano che vi risieda un'Ombra misteriosa. Sembra impossibile il modo in cui la vita di Bellatrice cambia, e arrivati alla fine del libro, non ci accorgiamo di quanto la sua sia stata un'evoluzione psicologica di alto livello: il fatto di aver fronteggiato la morte così frequentemente, la porta ad un'ulteriore consapevolezza di se stessa e delle proprie capacità. Non ci troviamo di fronte ad una banale protagonista; Bella è ciò che si potrebbe definire un'anti-eroina. Testarda, diffidente e lungimirante, per niente prolissa e di una semplicità disarmante. La cosa che mi ha commosso di più è stato l'evidente attaccamento affettivo nei confronti della nonna, la sua luce in mezzo all'oscurità. Personalmente, ho sempre provato un affetto particolare nei confronti dei miei nonni, che mi ha portato a riconoscermi molto in lei e nelle sue parole. Questo, unito a tutto il resto, come l'evidente passione per la lettura e la scrittura, hanno contribuito a farmi apprezzare ulteriormente il libro. Quello di Miriam Ciraolo è sicuramente uno dei romanzi italiani più belli e intriganti che abbia mai letto, un misto di dark e fiabesco che mi ha conquistata sin dalle prime pagine. Non vedo l'ora di leggere il seguito del romanzo, così come un eventuale spin-off o prequel. Ringrazio ulteriormente l'autrice per questa fantastica opportunità e nel frattempo consiglio caldamente il libro anche ai non amanti del genere. Sono sicura che la penna di questa ragazza non vi deluderà.

In esclusiva solo per voi followers del blog e del mio canale YouTube, Miriam ha deciso di rilasciarci un'intervista rispondendo a qualche domanda che mi premeva chiederle dopo la lettura del romanzo. 

D: Innanzitutto ti volevo chiedere, visto che la tua è stata un'idea assolutamente originale: da cosa è partita l'idea per il romanzo?

R: L’idea è partita da un articolo su internet dove effettivamente si parlava di inversione dei poli magnetici e di un probabile blackout mondiale. La mia mente ha iniziato a elaborare questa possibilità e in un secondo momento, quando ho pensato di scrivere una rivisitazione della fiaba "La Bella e la Bestia", mi sono detta che un concetto di base così fuori dal comune come "il blackout" potesse essere la chiave per una storia con un nuovo background.


D: Che meraviglia, è fantastico pensare che la tua mente possa aver elaborato un simile concetto! Tra tutte le fiabe classiche hai scelto proprio La bella e la bestia, c'è un motivo o ci sei solo particolarmente affezionata?


R: Ci sono particolarmente affezionata per tanti motivi. Quando ero bambina guardavo ripetutamente la versione cinematografica della Disney ed ero innamorata della protagonista. Belle è una principessa diversa dalle altre perché tutte le sue virtù sono forgiate dalla passione per la lettura. Riesce a conoscersi e a conoscere la Bestia profondamente e il messaggio d'amore di questa fiaba è più interiore che esteriore, più razionale che romantico, mi ci rivedo e prediligo questa storia proprio per questo motivo.


D: Quindi quando hai pensato a Bellatrice ti sei un po' ispirata alla tua passione verso i libri e la scrittura?


R: Sì, esattamente, l'idea è partita dal suo personaggio e da questo punto che abbiamo in comune!


D: Parliamo del finale, visto che mi incuriosisce un sacco e non lascia spazio a tanti dubbi: il seguito s'ha da fare. Quando hai iniziato a scrivere Beauty and the Cyborg avevi pensato ad una duologia o a più libri?


R: Sinceramente all'inizio era nato come romanzo autoconclusivo, ma quando tutte le mie idee hanno iniziato a collegarsi durante la seconda parte della stesura ho capito che non potevo scrivere tutto in un unico libro. Ho ancora moltissime idee e in tutta sincerità non so neanche se saranno due, tre o quattro volumi. Dipende molto dalle idee, finché non finiscono continuerò a scrivere. Ma sicuramente ci sarà un secondo volume e alcuni personaggi secondari come Lum e Lulabelle prenderanno più piede all'interno della storia.


D: Questa notizia mi riempie di gioia: se c'è un personaggio che ho adorato, quello è stato proprio quello di Lulabelle. Pensi che dedicherai ai due personaggi uno spin-off, in futuro?


R: Credo di sì. Mi diverto molto a scrivere di loro.


D: A questo punto la domanda viene spontanea: hai un personaggio preferito all'interno della storia?


R: Lum è il mio preferito. Amo il suo modo di vestire, il modo in cui il suo mondo si evolve all'interno della storia. Lum è un personaggio che sorride sempre, trasmette allegria e luce proprio come Lumiere. Mi ha divertita e sorpresa durante tutta la fase di stesura e credo che alleggerisca i momenti più drammatici, per questo Bellatrice lo prende in simpatia.


D: Esattamente. Diciamo che è un po' la valvola di sfogo del lettore stesso, vista la situazione di Alec e Bellatrice e la drammaticità del momento. Oltre a proseguire la storia di Elettra, hai intenzione di buttarti anche su qualcos'altro, per il momento?


RA parte lo spin-off e il secondo volume della serie, sto per scrivere il secondo volume di Chemical Games e in cantiere c'è anche un romanzo distopico a quattro mani con una mia amica. Inoltre sto progettando un altro libro fantasy ma la stesura di quest'ultimo sarà effettuata in tempi molto lontani e remoti, visti i meravigliosi progetti già in corso.

D: Quindi hai scritto altri romanzi, oltre a questo? Chemical Games è un fantasy?

R: Sì, ne ho scritti altri, Chemical Games è un urban fantasy che ai lettori ha ricordato le atmosfere di Divergent! Ho scritto anche "La vera storia di Cupido" edito dalla Rosa dei Venti Edizioni, si tratta di una favola moderna per adulti ambientata a Parigi.

D: È bellissimo sapere che tu abbia scritto così tanti romanzi! È una scoperta anche per me, credimi! Mi premeva chiederti se, per quanto riguarda lo stile di scrittura, ti sei ispirata a qualche autore e quali sono i tuoi preferiti, diciamo una top 3.

R: Neil Gaiman, Suzanne Collins, Alessia Coppola. Sono tre autori con stili molto differenti e definiti e ho imparato molto da loro.

D: Per quanto riguarda il messaggio che lascia il libro, sull'importanza della scrittura e della lettura, avresti qualcosa da dire ai tuoi coetanei per spronarli a leggere di più?

R: Sì, di entrare in libreria e acquistare il primo libro che ritengono più nelle loro corde. Essere dei buoni lettori significa scegliere da soli e sbagliare anche da soli. L'importante è leggere per nostra scelta. A volte nelle scuole la lettura viene vista come un'imposizione e non come una pratica libera. Io ad esempio ho iniziato ad apprezzare tutti i romanzi classici solo dopo aver avuto il mio primo "battesimo" con il genere fantasy per ragazzi. Per quanto riguarda la scrittura, credo non sia una pratica praticabile senza la lettura, quindi partirei sempre con l'idea di questo fantomatico "nuovo lettore" che entra in libreria e sceglie ciò che più lo ispira.


Dopo una breve divagazione, io e Miriam ci siamo salutate. So che ci saranno altre occasioni per recensire le sue opere, e in fondo in fondo, vi dico la verità: lo spero proprio. Le porgo un ringraziamento infinito per aver avuto la pazienza di rispondere a tutto e per la sua sovente disponibilità. Cogliete il suo messaggio ragazzi, e andate nelle librerie. Frequentatele, assaporatele, vivetele. Perché il tempo per un libro non è mai tempo sprecato.


- martin.

martedì 29 settembre 2015

Domino letterario #4 - Quando cadrà la pioggia tornerò.

Ebbene sì,
per la terza volta nella storia dei blog gestiti dalla sottoscritta, voglio riprovarci. Voglio davvero riprovare a mantenere una pagina fissa dove possa mettere a nudo di tutto e di più a proposito della mia persona e delle mie passioni. Stavolta il tentativo sarà più concreto, in effetti. Sono giunta finalmente alla quarta partecipazione del domino letterario, un gioco ideato da due mie amiche YouTuber, Eleonora e Valentina, di cui vi lascerò in fondo i link ai rispettivi canali. Stavolta la decisione sul libro da leggere è stata più semplice del previsto: come saprete, il lettore deve infatti scegliere un romanzo in base alle caratteristiche del titolo scelto da quello prima di lui. Il tutto va poi a concatenarsi e in sostanza, maggiore è la partecipazione, maggiore il divertimento. Il ragazzo prima di me aveva scelto un libro che aveva a che fare con malattie e problemi di salute e io, abbastanza in crisi, ho cercato di trovare un qualcosa che potesse cozzare con la sua scelta. Alla fine, ce l'ho fatta: la scelta è ricaduta su un romanzo appartenente alla letteratura giapponese contemporanea, "Quando cadrà la pioggia tornerò", di Takuji Ichikawa. Partiamo dal presupposto che non sono riuscita a completare la sua lettura: vuoi per mancanza di tempo, vuoi per impegni lavorativi o questioni familiari, proprio non ci sono riuscita. A parte questo piccolo disagio, cercherò di esprimermi nel modo più chiaro e semplice possibile. Lo stile del romanzo rasenta in tutto e per tutto quello che cerco nello stile di uno scrittore: quel lessico tanto familiare ma ricco, quelle frasi brevi che terminano con un punto o meglio con un punto e virgola, quei tanti e mai troppi dialoghi che ti fanno venire la voglia di divorare le pagine. Mi ha ricordato in più punti lo stile di Margaret Mazzantini (che tra l'altro, se non la conoscete, ve la consiglio fortemente) e ciò non ha fatto altro che incrementare il mio desiderio di proseguire con la lettura. Parlando della trama, forse la cosa che ha reso così speciale tutto il romanzo, posso dire che è intessuta in modo talmente tanto magistrale da farti percepire l'essenza e la morale della storia. Il tutto ruota intorno alla vita di un padre e un figlio che avendo appena perso rispettivamente la moglie e la madre, vivono insieme il dolore e la disperazione quotidiana causati da tale perdita. Mio, questo è il nome della donna scomparsa, aveva però fatto una promessa prima di lasciare questo mondo. "Quando cadrà la pioggia tornerò per vedere come state e come ve la cavate." Un bel giorno, facendo una passeggiata in bici, i due vedono in lontananza una donna che assomiglia in tutto e per tutto alla figura tanto amata e adorata. Ma si tratta veramente di Mio? Una volta dopo averla raggiunta, tutto sembra andare per il meglio, fosse che la donna non ricorda assolutamente niente a proposito del suo passato e della sua identità. Riusciranno i due a ritrovare l'amore perduto e a far tornare la memoria ad una persona così cara per loro? Questo libro mi ha ricordato un film che avevo visto un bel po' di tempo fa e aveva proprio queste sfaccettature. Se non sbaglio il titolo dovrebbe essere "La memoria del cuore" e se non l'avete mai visto e avete voglia di piangere mangiando un barattolo di gelato, ve lo consiglio. Tornando a noi, il libro di Ichikawa mi ha comunicato sensazioni che mai prima d'ora avevo provato. Aggiungiamo che non avevo mai letto niente della letteratura giapponese, il che è strano visto che appartiene ad una delle culture che preferisco al mondo. E' bello leggere e ritrovarsi nelle descrizioni di quei paesaggi che in certi versi mi ricordano i miei viaggi in Thailandia e in oriente. Credo dunque che uno scrittore in grado di far viaggiare con la mente sia già uno scrittore da tenere in seria considerazione. Consiglio altamente la lettura di questo libro; pur non essendo riuscita a terminarlo, sarà sicuramente una cosa di pochi giorni prima che riesca a terminarlo. Concludo dicendo che come in ogni romanzo, finisco sempre ad affezionarmi ad un personaggio in particolare: questa volta è toccata al piccolo Yuji, il bambino tenero ed impacciato, dolce e solitario che percepisce più di ogni altro la distanza e la perdita della madre. Non so come ma i bambini riescono sempre a catturarmi l'anima, Lascio ora spazio alla persona dopo di me e spero che non troviate questo piccolissimo frammento di domino, una noia mortale. Buone letture e buona continuazione.

- martina.

Canale di Ele: https://www.youtube.com/user/misstortellino
Canale di Vale: https://www.youtube.com/user/spiccycullen

mercoledì 25 febbraio 2015

E dopo tanto tempo...

Pensavo a quanto tempo è passato da quando non mi metto seriamente davanti al computer a scrivere qualche riga. Quando ero piccola passavo le giornate ad appuntare pensieri sul mio quadernetto.. lo portavo sempre con me, come se potesse essermi di qualche aiuto. Scrivevo racconti, poesie, filastrocche. La mia vita, i miei ritmi..sono così cambiati che ogni tanto mi perdo a chiedermi "cosa sono diventata?" Una volta ce la facevo a fare tutto, e se non ce la facevo, almeno ci provavo. Avevo la scuola, avevo lo studio: ciò non bastava a fermarmi, ad impormi di smettere di fare qualunque altra cosa oltre allo stare con la testa sui libri 5 ore al giorno. Voglio però impegnarmi, lo prometto a tutte quelle persone che mi seguono sul canale e che, di volta in volta, mi lasciano commenti deliziosi sulla mia persona e sulle cose che consiglio. Scrivere è stato il primo mezzo che ho utilizzato quando avevo bisogno di comunicare con qualcuno: l'ho fatto alle elementari quando dovevo scrivere una lettera d'amore al bambino che mi rincorreva per giocare a nascondino; l'ho fatto al mare quando sulla sabbia scrivevo il mio nome e aspettavo qualche marmocchio per costruire un castello insieme; l'ho fatto persino alle medie, quando continuavo a provare a scrivere un romanzo e ogni volta lo riniziavo da capo per paura di trovarlo imperfetto. Solo oggi capisco che le cose imperfette sono quelle che alla fine hanno più senso: che racchiudono la maggior parte di noi stessi e delle nostre vite. Non vi abbandonerò più, lo prometto; anche se questa è una promessa che dovrei fare a me stessa. Notte piccole nuggets, al prossimo post.

martina. -

sabato 23 agosto 2014

La precarietà dei sentimenti

Vi siete mai messi a sedere per un momento a pensare alla quantità di persone nel mondo che ogni giorno influenziamo con la nostra presenza? Se ci dedicassimo qualche ora, scopriremmo che quella dei sentimenti è una banalità intrisa di urgenza, di egoismo sfacciato e oserei dire "terapeutico". Vi faccio un esempio: è come quando un amore o un'amicizia finiscono di sana pianta, proprio quando meno te lo aspettavi e dalla persona con la quale lo credevi meno possibile, e ti accorgi ad un tratto di essere già stato rimpiazzato da qualcuno/a che lo fa sentire ancora meglio di quanto tu gli/le abbia mai permesso. E' banale da dire ma la teoria di Hobbes, Homo Homini Lupus, è stata più lungimirante di quanto ciascuno di noi abbia potuto pensare. L'uomo ama, si affeziona, crede, stima solo per proprio interesse. Inutile affiancarsi a discorsi altruisti sull'importanza delle anime unite e dipendenti per bene e compassione. In questo mondo la compassione non esiste: non esiste poiché altrimenti esisterebbe la carità, non come elemosina, ma come tentativo di far del bene per SENTIRSI bene. Oggi mi sono messa a riflettere sul significato di "precarietà". I sentimenti, così come la vita stessa, sono precari: le persone agiscono esclusivamente per proprio tornaconto personale. Dovrei imparare a fare affidamento a questo pensiero.